Non è la prima volta che accade e, inutile negarlo, fa sempre ridere, ma neanche tanto. L’algoritmo di uno dei social network più quotati ha mietuto un’altra illustre vittima: la Galleria degli Uffizi a Firenze. Sì, avete capito bene: uno dei musei più belli e importanti del mondo, custode dei capolavori rinascimentali italiani, è stato censurato da Instagram. L’infrazione? Il mancato rispetto delle linee guida del decoro e del buon costume (!).
E così, sotto la scure dell’ossessivo controllo di Instagram, sono finite opere importanti di autori famosissimi: ecco quali.
Instagram censura gli Uffizi: le opere coinvolte
Alcune opere postate dal museo degli Uffizi a scopo informativo e promozionale, non sono riuscite a superare le severissime (e alquanto bizzarre) regole di conformità dell’algoritmo di Instagram.
Questi i capolavori “incriminati”: i ritratti di Agnolo e Maddalena Strozzi di Raffaello per bullismo (!), il disegno dei Pioppi nell’acqua di Giuseppe De Nittis per istigazione alla violenza (!), il ritratto dell’intendente Delanoy dell’artista francese François-Xavier Fabre, addirittura per violazione delle linee guida in merito a nudità e atti sessuali. Ma non finisce qui: la Madonna delle rose di Tiziano conterrebbe “parole e simboli che incitano all’odio” (!), mentre l’altrettanto celebre Madonna col Bambino di Domenico Veneziano racchiuderebbe “materiale sessualmente esplicito o allusione sessuale“(!).
E infine un’altra chicca: oscurata anche l’immagine dell’arte fiorentina trafugata dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale perché, questa la motivazione riportata, “il tuo post potrebbe non rispettare le nostre linee guida in materia di favoreggiamento di incontri di natura sessuale tra adulti”. Non sarebbe ora di aggiornare l’algoritmo ed evitare certe figuracce da parte di uno dei social più utilizzati a livello planetario?
Il precedente a Firenze
Come anticipato, non è la prima volta che l’algoritmo di un social network non “riconosce” la meraviglia dell’arte (è successo anche con Facebook) e non è neppure la prima volta che accade con le bellezze di Firenze (del resto, si tratta di una delle città artisticamente più ricche al mondo).
Alla fine del 2019 infatti, la Fondazione Palazzo Strozzi denunciò la censura del video promozionale della mostra celebrativa di Natalia Goncharova, non pubblicato per supposte “immagini raffiguranti nudità e porzioni di pelle eccessive” in riferimento all’opera Modella.